Tre cime di Lavaredo: guida completa per esplorarle in autonomia

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Ci sono momenti in cui la vita quotidiana ti costringe a livelli di stress elevati, momenti in cui l’unica cosa che vorresti fare è scappare il più lontano possibile. L’unica soluzione in questi casi è tagliare la corda, spezzare la routine, uscire e prendere una boccata d’aria. Non tutti i luoghi però sono uguali, solo alcuni luoghi riescono a “svuotare la mente”. Le Tre cime di Lavaredo sono uno di questi. Tra poco scoprirai come arrivare alle Tre cime di Lavaredo e come esplorarle per scrollarti di dosso lo stress.

tre cime di lavaredo

Le Tre cime di Lavaredo sono tra le più belle alture delle Dolomiti e si trovano tra le province di Belluno (Veneto) e Bolzano (Trentino Alto Adige). Tutto il mondo le reputa tre meraviglie naturalistiche, tra le più note delle Alpi. Per noi italiani hanno un ulteriore importanza storica, perché nella Grande guerra (1915-18) hanno rappresentato il fronte di battaglia (ne parleremo meglio nei prossimi paragrafi).

Siamo ben oltre i 2000 metri s.l.m.
La nostra passeggiata è durata circa 6 ore.
Difficoltà media.
Consigliato a tutti, anche a famiglie con bambini.

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Tre Cime di Lavaredo: prima dell’arrivo


Siamo partiti di buon mattino, alle ore 6:00. Volevamo godere di tutta la giornata e speravamo di non trovare traffico lungo il tragitto. Eravamo in due affiancati dalla nostra guida personale, Enrico, appassionato di montagna e grande conoscitore delle Tre cime di Lavaredo.

Usciti dall’autostrada siamo passati vicino a Longarone. E stato allora che Enrico ci ha parlato della Diga del Vajont, che ha causato una delle catastrofi più atroci che l’Italia abbia mai subito.

Nel 1963 nel nuovo bacino della diga del Vajont, a confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, cadde una enorme frana, proveniente dal pendio del Monte Toc. La diga non doveva essere costruita in quel punto e le responsabilità per quanto successo sono da attribuire all’uomo e non alla natura.

Le acque si innalzarono e strariparono dagli argini. Il dilavamento di acqua e fango provocò un’ecatombe: morirono quasi 2000 persone. Alcuni abitati scomparvero per sempre. Molti corpi andarono dispersi e ritrovati dopo mesi a valle, trasportati dalla corrente delle acque. Una storia dolorosa, che non conoscevo.

Abbiamo proseguito il nostro viaggio diretti alle Tre cime di Lavaredo. Prima di raggiungere la nostra meta, ci siamo fermati in un bar davvero molto carino, che consiglio anche a te. Si chiama: Area51.

Ripartiti abbiamo superato Cortina d’Ampezzo e il lago di Misurina, fino ad arrivare al Rifugio Auronzo, dove si trovano i parcheggi. Eravamo ai piedi delle Tre cime di Lavaredo. Minuscoli a confronto dell’imponenza delle montagne. Un paesaggio meraviglioso.

Prima di raggiungere il rifugio, ti troverai davanti a un casello, come quello dell’autostrada. Dovrai pagare un pedaggio per accedere all’area protetta del Parco. Costo intorno ai 16 euro.

Molti, per risparmiare, preferiscono lasciare l’auto al Rifugio Antorno o a Misurina e salire in autobus. Il costo del biglietto della navetta è di circa 4 euro, un notevole risparmio.

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Passeggiata di andata


Dal rifugio Auronzo abbiamo iniziato la nostra escursione. Ci sono diverse strade che puoi decidere di seguire, a seconda del tuo livello di preparazione:

    1. sentiero più turistico e blando;
    1. sentiero panoramico e impervio;
    1. strada ferrata;
  1. percorsi di arrampicata.

Noi abbiamo scelto la seconda via. Una soluzione media, che però ti permette di vedere il paesaggio da una prospettiva insolita e meravigliosa.

La strada più affollata è di sicuro la prima. Quel giorno c’era molta gente. Molte famiglie con bambini, anziani, gruppi parrocchiali e cani di ogni tipo.

All’inizio la fatica si è fatta sentire, avevo il cuore che batteva all’impazzata. Dopo però i battiti pian piano si sono abbassati, abbiamo trovato il giusto equilibrio e abbiamo seguito uno dei percorsi di montagna più belli che io abbiamo mai visto.

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È stata una forma di meditazione. La fatica, per quanto fosse devastante all’inizio, pian piano lasciava il passo alla soddisfazione.

Se anche tu deciderai di seguire questo percorso, ti troverai a superato un ponte in legno sospeso e a esplorato le gallerie della Grande guerra.

Terminerai il percorso intorno all’ora di pranzo e il rifugio Locatelli è un ottimo punto dove fermarsi. Abbiamo pranzato sulle vicine rive di due laghi meravigliosi, uno dei quali è definito sulle carte come Lago dei piani.

Arrivato in questo posto ti senti rinascere. L’acido lattico inizia a entrare in circolo, ma l’entusiasmo di vedere un paesaggio così bello ti farà dimenticare quanto sei fuori allenamento. Almeno così è stato per me.

Avevamo superato abbondantemente il confine del Veneto ed eravamo in Alto Adige, in provincia di Bolzano.

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Passeggiata di ritorno


I sentieri delle Tre cime di Lavaredo portano tutti a un’unica strada di ritorno, che scende e sale, mettendo a dura prova coloro che a pranzo hanno deciso di mangiare qualche boccone di troppo.

Il ritorno ti permetterà di ammirare le Tre cime di Lavaredo da tantissime angolazioni differenti. Potrai osservare come la luce di minuto in minuto crea giochi cromatici davvero straordinari, come nei dipinti di Monet.

Il colore rosato della dolomite illumina le tre cime, che si stagliano imponenti davanti agli occhi dell’escursionista. Prima di raggiungere le Tre cime di lavaredo, Enrico ci aveva indicato altre cime rosate, tra cui il Monte Pelmo, detta anche (in veneto) il caregon de Dio, il trono di Dio.

Uno scranno sacro dove, secondo la tradizione culturale locale, Dio stesso si sarebbe seduto per ammirare la sua meravigliosa creazione: le Dolomiti.

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La cosa che più mi ha colpito delle Tre cime di Lavaredo è l’importanza che esse hanno avuto nella Prima Guerra Mondiale.

Tra il 1915 e il 1917 le alte cime di Lavaredo diventarono il fronte di guerra. Nascosti in tunnel e cunicoli c’erano appostati i cecchini, pronti ad aprire il fuoco appena riuscivano a intravedere l’elmetto del nemico.

Sparse su tutte le Dolomiti si trovano trincee e postazioni belliche, che aumentano il fascino culturale che ammanta queste bellissime montagne. Sono in primis parte della nazionale. Hanno rappresentato le cancellate d’Italia, a difesa dei territori dell’interno.

Circa sessanta anni dopo, il 9 luglio del 1974, precipitò, tra le Tre cime di Lavaredo e il Monte Paterno, un elicottero Bell 206 dell’Esercito Italiano, che causò tre vittime. Oggi commemorate da una lapide creata con le pale del velivolo.

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La passeggiata di ritorno ti porterà a fiancheggiare numerosi pascoli, con mucche sdraiate che impreziosiscono il paesaggio.

Il meteo alle Tre cime di Lavaredo, come del resto in qualsiasi altro sentiero di alta montagna, cambia spesso e da un momento all’altro ti ritrovi dal dover spalmare la crema per evitare bruciature all’indossare il k-way per proteggerti dalla pioggia.

L’imprevedibilità è uno degli aspetti che più apprezzo della montagna. Non è mai scontata e per quante volte tu abbia visitato un luogo di montagna, ogni volta ti sembrerà di osservarlo per la prima volta.

Prima di far ritorno a casa, la nostra giornata si è conclusa oltre confine, in Austria. Ci siamo fermati un paio d’ore per rilassarci davanti a una gustosa cioccolata calda nello stabilimento Loacker.

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